Diario di bordo

Milano 10/11/2006 h.0.03

Questa sera sono stato in un luogo dove le pareti profumavano di vini e sguardi intensi e corposi riuscendo quasi a scorgerne le espressioni e gli odori, fruttati, aspri o dolciastri sapientemente incastonati tra loro come tanti piccoli tasselli mancanti da un altrettanto sapiente sommelier che osserva, scruta ma senza invadere il proprio spazio nè quello di altri, sciame di gente ognuno con il suo sguardo, la propria espressione persa per strada o ritrovata tra le impronte delle proprie scarpe lasciate per terra, colonia di cavallette inferocite che si accaniscono poggiandosi tra bottiglie e bicchieri mezzi vuoti di pregiato nettare vellutato, lo stesso che amava Bacco, circondati da vassoi volanti che ondeggiavano per la stanza a ritmo di musica, una musica celestiale che ti scava tra le viscere perchè è da li che è nata ed è li che alla fine del suo viaggio arriva e deve arrivare. Un'arpa ed una voce corposa e fruttata, scura, che ti stordisce lentamente come una delicata anestesia rendendoti leggero e portandoti lontano o indietro tra le rughe che hai accantonato nella tua mente troppo stanca per ricordare o troppo densa per dimenticare, satura di tutte quelle cose che non riesci o non vuoi dire con delle semplici parole impilate una dietro l'altra e che trovano vita soltanto con delle melodie, semplici anch'esse, ma che destinate a chi vive anche di soli silenzi riescono a trasmettere molte più emozioni di chi parla senza mai guardarti dritto negli occhi.
Ed in questa magica serata ho conosciuto Ludovico Einaudi, uno dei miei pochi miti che abitano nello scarno e confusionario carnet dei miei pensieri. Ed ho trovato persino il coraggio di farmelo presentare e consegnargli una copia del mio demo, della mia raccolta di appunti di viaggio, dell'ennesimo viaggio che mi trovo nuovamente davanti e che non so ancora dove mi porterà e quanto durerà.
Sono ancora euforico, straripante di adrenalina e trepidante attesa di sapere se lo sentirà e cosa penserà se l'ascolterà. Già il sapere che un brandello della mia anima, la più intima e nascosta, da adesso è tra le sue mani mi rende vittorioso e raggiante dandomi ancora per un attimo un barlume di fugace gioia disegnando un enigmatico sorriso sul mio di sguardo, troppo segnato da segni e cicatrici che anche lo specchio, spesso, si rifiuta di mostrarmi.
E questo è il bello dell'arte, che ti costringe ad apparire diverso da ciò che sei veramente mostrando solo la testa o la croce della medaglia ma senza mai farti vedere entrambe le facce. Se solo la gente avesse un pò più di tempo per osservare quello che le sta intorno senza andare altrove a cercare cose che non troverà mai, scoprirebbe un mondo nuovo ma diverso da quello che trovò quasi per caso Colombo.
Un mondo senza tempo, senza giorno e senza notte.
Ma fatto di emozioni e piccole cose, che anch'esse, non hanno nè tempo, nè voce.

Milano 25/12/2006 h.16.31

Sul tavolo poche cose regolarmente sparse in giro seguendo quell'ordine caotico che ha sempre affollato i miei pensieri e che per molti non ha un senso, ma che per me lo ha eccome... brandelli di cenere e gocce di Laphroaig evaporate insieme alle parole sputate e accartocciate brandendo una sigaretta tra le mani, unica arma di difesa contro un nemico muto ma che si fa sentire e il silenzio.
Il silenzio che abita ormai tra le pareti vissute fino ad un attimo prima di quel saluto, tacito anch'esso, scandito solo dal rumore delle orbite degli occhi che ruotano osservando e abbracciando, gridando arrivederci e tutte quelle parole che non riuscirai mai a dire o che hai detto tante volte urlando al vento in una notte davanti al mare d'inverno con la brezza che ti carezza e ti sposta o ti avvicina a quell'orizzonte che vedi ogni mattina in qualsiasi posto del mondo ma che non raggiungerai mai perchè lui sarà sempre più lontano, sempre un passo avanti a te... sempre un passo avanti a te... E l'unica cosa che rimane da fare è osservarlo e parlargli come un mendicante fermo all'ingresso di un metro' perche' sai che ti guarda anche lui e che ti ascolta nonostante tutto...
Ed anche oggi e' Natale e lo era anche ieri e lo sarà ogni qualvolta mi sentiro' a casa nascosto tra gli alberi del mio giardino mentre una musica lenta e scura come il whiskey e la neve mi culla dolcemente cosi' come mi sentivo oggi e come mi sentivo ieri...
e adesso, aspettero' che ritorni Natale... che arrivi presto insieme a quell'uomo dalla bianca barba con un dono e poco importa se sia oro o carbone.
Spero solo di farmi trovare in casa per quell'ora...
Auguri...

Milano 31/01/2007

Ho deciso di prendermi una piccola pausa e di lasciarmi coccolare delicatamente da una musica dolce come una corda di chitarra tirata e straziata su di un tasto qualsiasi quasi a voler imitare il suono di un lamento, di un soffio di vento che sposta i capelli mostrando o coprendo un volto, accendendo o spegnendo un sorriso e quei pochi pensieri, sparsi come cenere su di un camino insieme ad essi e l'armonica melodia dello scoppiettìo fumante della legna...
Piove e piove ancora la dove la terra sembra esser gia sazia e piove anche tra le mie mani che non riescono mai a contenere niente nè a tenerlo per piu di quel frammento di tempo necessario ad un batter di ciglia per nascere, compiere il suo compito e spegnersi come qualsiasi altra cosa terrena cosi come un fiore o una farfalla fa inconsciamente, o come una sigaretta, che ti graffia dentro per poi morire annegata in una pozza d'acqua riempita dal cielo tra sputi e bestemmie. sto persino provando a smettere di fumare, ma non è proprio una prova vera e propria... forse è per paura di qualcosa, o di dipendere da qualcuno, e trovarsi imprigionati dentro una scatola all'interno dela quale ci sei solo tu e il buio che ti illumina la mente senza far rumore e capisci che sei sempre schiavo di quella cosa che certa gente chiama libertà... o per delle promesse che fai a te stesso e al tuo Dio al quale chiedi aiuto solo quando hai paura e che rinneghi se l'incontri dietro l'angolo o tra la fila al supermercato...
non si è mai liberi o liberati finche si hanno paure ma le paure durano sempre un attimo, giusto il tempo di vederle in faccia guardarle negli occhi e poi svaniscono come fantasmi, un po come le punture degli aghi come quand'ero piccolo... sono le attese che creano le paure, piu lunga è l'attesa maggiore sara' l'ansia ma la verita' è che vorrei essere libero senza sapere di cosa volerne essere... tant'è che so gia che smettero' presto di smetter di fumare, in fondo non è quello che voglio. e smettero' di aspettare Godot e quel treno che non arriva mai e di provare invece ad andare a piedi mischiandomi tra la folla della domenica mattina e respirare un po di quell'aria frizzante che fa arrossire le mani intente a chieder scusa a chi le merita le scuse, ed anche il volto, smarrito e uggioso come una nuvola rimasta incollata al cielo che lentamente vola via...
esattamente come un suono che vive nel luogo e nel momento in cui lo ascolti, una sirena un fischio, un lamento o una melodia che si trasforma in carezze soffiate dal vento, riuscendo ad entrare nelle case senza chiedere permesso o bussare alla porta lasciando a chi ascolta qualcosa di te per poi rubare loro qualcosa che porterai dimenticando chi e dove...
e sono un suono...
un imbonitore, un saltimbanco... di quelli che non vivono mai veramente, ma neanche poi muoiono mai...

Milano 04/02/2007 h.5.53

Stanotte la gloriosa Blues Mobile ha compiuto 150.000 kilometri! Centocinquantamilachilometri portati con onore e dignita' ed una classe degna di una principessa che seppur senza principe è pur sempre una principessa, sfidando draghi con lievi bruciori di stomaco e cavalieri moderni senza nè cavalli nè scudieri al seguito materializzatisi in banchi di nebbia densa come la panna di un irish coffee, ammassi di lamiere con quattro ruote e strade desolate e sconosciute. Sconosciute come le mie mani innanzi ai miei occhi la cui unica certezza è di viaggiare a coppie di due, forse per farsi un po di compagnia e scambiare quattro chiacchiere durante i miei viaggi che hanno il dono di saper da dove si parte ma mai quale sara' la destinazione, il porto d'approdo come se fossero tanti minuscoli autogrill dove fermarsi il tempo di prendere una brioche e un cappuccino che dura poco più di un sospiro di sigaretta fumata insieme al vento in compagnia dei primi timidi raggi di un sole sbiadito, quasi sintetico che cerca di farsi notare tra le rughe di un cielo scuro, scuro come il whiskey ed il caffè annacquato.
Adoro viaggiare in auto di notte circondato dalla mia unica compagna, l'unica donna della mia vita di cui sono sicuro della sua onesta' e che mi è stata sempre accanto senza dir nulla anche quando l'ho straziata e disprezzata quando non avevo voglia di convivere neanche con me stesso: la musica. Quella cosa che mi da il respiro al mattino e me lo leva la notte, quando mi ritrovo con la testa tra le mani e una manciata di spiccioli sul comodino.
Stasera siamo stati a Padova abbiamo lottato con un plotone di nemici invisibili, candidi come la neve e acidi come uno yoghurt per poi disperderci tra campagne e dossi artificiali incastonati dentro paesotti luccicanti come lampadari luccicanti pieni di strass un po retro'... E ho scoperto che camminare alla cieca, senza sapere dove andare nè vedere neanche un passo è cinicamente adrenalinico. Il non sapere cosa troverai l'esatto istante seguente al tuo pensiero rantolando in bilico tra il chiaro e lo scuro, è qualcosa che ti spaventa, che ti fa pulsare il cuore rendendoti impossibile persino un battere di palpebre per lubrificare cornee e pupille.
E ti rende vivo. E' stupido ma è così.
Ogni tanto bisogna sfidare se stessi e il resto del mondo per capire realmente l'esatto valore di ogni cosa che in certi momenti puo' sembrarci banale e scontata, ma poi ti accorgi che cosi' non è... e le sigarette sono aumentate di dieci cent...
Ovunque proteggi la grazia del mio cuore...